Avril

Concetto

"Gli espressionisti scarabocchiano troppo"; questa frase risuona sempre nella mia mente come il nord emancipatore del mio processo, l'ho vista in una mostra che ho visitato nel 2010 che ha funzionato, da allora, come un segno; la libertà nel processo avviene, per me, proprio in questa ricerca dell'ideale dell'immagine attraverso la sua interiorizzazione e la particolarità nell'esprimerla. Questa particolarità è il mio mostrarmi per l'opera e di conseguenza mostrare la mia sincerità e il mio meglio nell'opera. Cerco, comunque, una bellezza, e questa bellezza è anche una registrazione di ciò che ho percepito nella mia contemplazione e nel mio contatto con l'immagine, che può essere l'immagine della natura stessa, o l'impressione della foto o di qualche registrazione mediatica, o anche quella nata nella mia immaginazione, senza preoccuparmi della somiglianza esatta, ma con ciò che il mio occhio può catturare e il modo in cui lo mostra percepito, perché vedo la bellezza in questa franchezza, che è quella di un particolare realismo, o meglio, interiore.
Le immagini risiedono nella natura e nella memoria, essendo la memoria l'atemporalità della natura temporale, le impressioni delle immagini che produco provengono da entrambe le fonti, componendo una metafisica dell'immagine, la cui espressione esprime nell'opera gli elementi della forma naturale così come gli elementi dell'immagine interiore che l'artista evoca dalla sua immaginazione e dal volto molto velato della natura notato e rivelato dal processo artistico.